Roberta Sardone si occupa di progettazione di interventi socio-educativi, coordinamento operativo e progettuale, e facilitazione di processi partecipativi. Come co-fondatrice dell’Associazione Raices, s’impegna a creare una comunità educante in cui le diversità siano riconosciute come una risorsa fondamentale per la crescita individuale e collettiva, promuovendo opportunità di sviluppo per tutti. Il mio lavoro si concentra sull’importanza di garantire un accesso equo a risorse educative e culturali, con l’obiettivo di costruire un ambiente inclusivo e collaborativo.
Ciao Roberta ci racconti in breve chi sei, di cosa ti occupi, del tuo lavoro e dei tuoi progetti?
Mi occupo di progettazione di interventi socio-educativi, monitoraggio e rilevazione dati, coordinamento operativo e progettuale, e facilitazione di processi partecipativi. Sono co-fondatrice dell’Associazione Raices, la cui missione è coltivare una comunità educante in cui valorizzare le diversità come fonte di maggiori opportunità di crescita per gli individui e per la collettività.
Come mai hai deciso di intraprendere questo percorso? Che cosa ti motiva e ti interessa veramente?
Mi piace osservare e analizzare i cambiamenti della società e dare risposte puntuali e concrete rispetto ai bisogni emergenti attraverso la progettazione sociale. Credo che sia fondamentale garantire un ampio accesso a proposte educative e culturali per contrastare forme di esclusione sociale e povertà. Un mio grande interesse è facilitare la contaminazione e la connessione tra realtà per costruire partenariati efficaci e collaborativi. Mi piace osservare e analizzare i cambiamenti della società e dare risposte puntuali e concrete rispetto ai bisogni emergenti attraverso la progettazione sociale. Credo che sia fondamentale garantire un ampio accesso a proposte educative e culturali per contrastare forme di esclusione sociale e povertà. Un mio grande interesse è facilitare la contaminazione e la connessione tra realtà per costruire partenariati efficaci e collaborativi.
Dove vivi e lavori?
Vivo e lavoro a Pavia, Lombardia.
Quali sono le criticità più importanti nel tuo territorio? (la regione in cui vivi)
Il territorio di Pavia si caratterizza per un’elevata frammentarietà di proposte, attività e progetti che spesso faticano a trovare punti di connessione. Un tema critico è anche il difficile ingaggio dei giovani.
Nel tuo territorio cosa dovrebbe portare l’innovazione sociale per generare un vero cambiamento?
Per generare un vero cambiamento, l’innovazione sociale dovrebbe risiedere in un cambio di visione che si traduce nella possibilità di dare spazio e voce ai giovani, “svecchiando” il sistema e aprendosi alla sperimentazione e alla condivisione di nuove buone prassi.
Quale contributo porti alla nostra comunità? (Apical/Solar)
Progettazione. Creare inclusione sociale attraverso la progettazione di spazi accessibili e la diffusione della cultura dell’accoglienza.
Rigenerare i territori fragili attraverso la creazione di progetti di comunità. Lotta alla povertà educativa attraverso la diffusione di cultura e opportunità per i più piccoli. Metto a disposizione le mie competenze in ambito progettuale con un particolare focus sul monitoraggio, la rilevazione e l’analisi dei dati, e sulla facilitazione e costruzione di reti strategiche di partnership.
Cosa vedi nel futuro dell’innovazione sociale?
Fare innovazione sociale nel futuro implica che metodo e approccio cambino contestualmente al contesto di riferimento. Rigenerare luoghi, dare voce alla comunità educante e co-progettare in rete sono principi cardine.
Che consigli daresti a una persona che vuole intraprendere una strada simile alla tua?
Consiglio di mettersi sempre in gioco e di credere nei propri valori e nelle proprie idee, perché questo approccio, anche se con cadute, può portare alla realizzazione di un sogno. Per me, con la nascita dell’associazione di cui sono co-fondatrice, è stato proprio così.
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