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Antonio Sandonato, presidente di una cooperativa sociale, si occupa di progettazione sociale e lavora per rispondere alle necessità del territorio. Per lui la risposta alle difficoltà risiede nelle soluzioni di comunità, laddove istituzioni, privato sociale ed organizzazioni for-profit lavorano insieme per lo sviluppo socio-economico. Con la sua esperienza Antonio spera di vedere creati servizi sociali su larga scala, versatili e personalizzabili.

Ciao Antonio ci racconti in breve chi sei, di cosa ti occupi, del tuo lavoro e dei tuoi progetti?

Sono presidente di una cooperativa sociale e mi occupo di progettazione sociale per un gruppo di organizzazioni, tra cui scuole e soggetti for profit. Insieme a questi partner stiamo cercando di impostare percorsi di stimolazione comunitaria per attivare servizi in risposta ai bisogni impellenti del territorio.

Come mai hai deciso di intraprendere questo percorso? Che cosa ti motiva e ti interessa veramente?

Tra le sfide che la continua crisi sociale ed economica e gli sviluppi tecnologici pongono, si è introdotta quella di rispondere ai bisogni delle persone in maniera organica, organizzata e puntuale. Ciò significa ricercare soluzioni “comunitarie”, implementabili da tutti ed adattabili ai bisogni. La storia mostra che, nei momenti di difficoltà, solo chi è riuscito ad immaginare soluzioni di comunità ha superato le difficoltà. Danilo Dolci (poeta e intellettuale-attivista, 1924-1997) ha mostrato come l’azione comunitaria dei braccianti agricoli di Partinico, in Sicilia, sia stata l’arma più potente mai usata contro la povertà e la mafia.

Dove vivi e lavori?

Vivo e lavoro a Scalea, provincia di Cosenza, in Calabria.

Quali sono le criticità più importanti nel tuo territorio? 

La mancanza di lavoro in Calabria rappresenta sicuramente un’emergenza, anche se la vera povertà è quella educativa: il continuo arretramento dello Stato, rispetto alla scuola ed al suo ruolo, ha aumentato ed aumenta le difficoltà nello sviluppo di idee ed opportunità in una terra ricca di risorse culturali antropiche e naturalistiche.

Nel tuo territorio cosa dovrebbe portare l’innovazione sociale per generare un vero cambiamento?

La cultura del “fare insieme” rappresenta l’innovazione necessaria per la Calabria. La regione che abito ha molte potenzialità, infatti nel territorio le occasioni in cui si è fatto “sistema” (messa in comune di forze, idee e risorse) hanno prodotto risultati notevoli. Solo l’azione comunitaria tra istituzioni, privato sociale ed organizzazioni for-profit, infatti, può generare sviluppo socio-economico. La Calabria ha risorse economiche, naturali, umane e strutturali da poter mettere a sistema, ciò che manca è la spinta culturale per sviluppare quella consapevolezza del “si può fare insieme”.

Quale contributo porti alla nostra comunità? (Apical/Solar)

Porto l’esperienza dei progetti già avviati, compresi i fallimentari.

Cosa vedi nel futuro dell’innovazione sociale?

Vedo la generazione di servizi sociali su larga scala, flessibili ed adattabili alle esigenza del singolo utente.

Che consigli daresti a una persona che vuole intraprendere una strada simile alla tua?

Di partecipare con uno staff largo e critico, oltre di cercare di ampliare il più possibile i partenariati.

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