Prova (1)

1- Cos’è l’overtourism o iperturismo?

Diventa sempre più comune imbattersi in quesati termini, mentre dilagano le manifestazioni di malcontento fra i cittadini delle mete turistiche più gettonate. 

L’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) definisce l’overtourism come “l’impatto negativo che il turismo, all’interno di una destinazione o in parte di essa, ha sulla qualità di vita percepita dei residenti e/o sull’esperienza del visitatore”, mentre la Responsible Tourism Partnership lo definisce come “destinazioni in cui gli ospiti o i visitatori, i residenti locali o i turisti, percepiscono che ci sono troppi visitatori e che la qualità della vita nell’area o la qualità dell’esperienza è peggiorata in modo inaccettabile. È l’opposto del Turismo Responsabile, che consiste nell’utilizzare il turismo per migliorare i luoghi in cui vivere e quelli da visitare. Spesso sia i visitatori che i residenti sperimentano contemporaneamente questo peggioramento”. 

“Siamo circa 2 Milioni di abitanti e l’anno scorso (2024) abbiamo ricevuto 18 milioni di turisti, 9 volte la popolazione locale”

Anabel V., Isole Canarie, Spagna.

Dato confermato da ISTAC (Instituto Canario de Estadistica)

2- Cause:

Profitto di pochi alle spese di molti: la mala gestione

Le mete turistiche più gettonate sono amministrate seguendo un paradigma di sviluppo e crescita mal gestito, che sposta il focus dell’economia locale sul turismo (che arriva a ricoprire gran parte del PIL), a discapito di altri settori commerciali e della società residente. Questo paradigma di crescita generalmente sposa la speculazione e non tiene conto della reale capacità ricettiva. Ogni luogo ha le sue specificità, e la congestione turistica non riguarda solo il numero dei visitatori, ma l’effettiva capacità di coordinarli in modo sostenibile per l’ambiente e le comunità

Continua Anabel, parlando delle Canarie: “Il maggior colpevole secondo me è il governo locale che, a prescindere dall’orientamento politico, ha sempre dimostrato di dare poca priorità alla popolazione locale, il loro benessere e il loro sviluppo economico autonomo. Lo sviluppo legato al turismo interessa pochi proprietari e va a discapito dei lavoratori e degli abitanti in generale”.

Prezzi accessibili

Una destinazione, non sempre urbana ma anche rurale, costiera e insulare, tende ad attrarre masse di turisti non solo per l’interesse naturalistico e/o storico, ma anche per fattori economici, di accessibilità a cibo, alloggi e servizi. 

L’abbassamento dei costi di viaggio aereo si inserisce in questo contesto, assieme al proliferare di piattaforme dedicate agli affitti brevi non adeguatamente regolamentate.

Crescita della classe media e rapida urbanizzazione

Congiuntamente con i prezzi in calo, anche la crescita della classe media (ad esempio in paesi in via di sviluppo, come la Cina) e la rapida urbanizzazione giocano un ruolo chiave nell’aumento dei flussi. 

Secondo le Nazioni Unite, nel 1990 il 43% della popolazione mondiale viveva in aree urbane; nel 2015 questa percentuale è cresciuta fino al 54% e si prevede che raggiungerà il 60% entro il 2030.

Negli ultimi decenni, anche il numero di viaggiatori internazionali è cresciuto in modo esponenziale: da circa 25 milioni di arrivi nel 1950 si è passati a oltre 1,3 miliardi nel 2017. Secondo le previsioni, il settore continuerà a espandersi a un ritmo medio annuo del 3,3%, raggiungendo circa 1,8 miliardi di arrivi oltre confine entro il 2030.

L’impatto dei social media 

Sebbene i dati a sostegno siano ancora poco elaborati e lacunosi, è evidente l’effetto dei social media, in termini di influenza delle nuove celebrità, spesso anche assoldate per la promozione di hotel, ristoranti, ma anche spiagge e “experiences”.

Le vacanze, la cui meta viene selezionata alla stregua di post e reels, risultano in un “atto consumistico usa e getta”, alla ricerca di un’esperienza meramente estetica e di status, più che di reale connessione con i locali e di conoscenza e rispetto del territorio.

Mancanza di strategie di contenimento

Il Parlamento Europeo evidenzia anche una cattiva o mancante attuazione di politiche locali strategiche orientate alla riduzione dell’impatto ambientale e sociale in seguito alle misure volte all’aumento dei flussi di visitatori, che si fermano a logiche di profitto.

3- Conseguenze:

Impatto sulla qualità e sul costo della vita 

“Sicuramente il turismo porta guadagno e aiuta l’economia. La vita dei locali però è sostanzialmente cambiata, è diventata più veloce e caotica. Molte piccole realtà tradizionali si sono trasformate per avvicinarsi al turismo. La zona vicina al Colosseo è diventata una gigantesca trappola per turisti”

Erica P., Roma, Italia.

Lo svuotamento delle città come Venezia, Barcellona e il centro storico di Roma non è una novità. Trovare casa è sempre più difficile, e l’offerta sul mercato immobiliare vede prezzi cresciuti sproporzionatamente rispetto al reddito medio, o alla possibilità economica degli studenti, che vedono il proprio diritto all’abitare minato.

Questo effetto è ancora più notevole in realtà più povere, dove gli immobili diventano una fonte di guadagno estero che non coinvolge il PIL nazionale, ma arricchisce le tasche di acquirenti stranieri e multinazionali. Il profitto non si redistribuisce, ma anzi, con l’aumento del prezzo degli immobili che si adegua alla domanda internazionale si accentua il divario. Generalmente, per quanto riguarda territori più poveri, le multinazionali dell’accoglienza e i compratori privilegiati hanno una capacità di spesa su terreni e case sproporzionata rispetto alle popolazioni locali. Per certi versi, si può considerare una nuova forma di colonialismo

“Con la proliferazione di Airbnb molti non possono più affittare un appartamento, sia per il prezzo che per la destinazione contrattuale ad affitti brevi. Questo ha distrutto anche il senso di comunità locale. Non hai più un vicino di casa”.

Anabel V., Canarie

Sovraffollamento, anche su base stagionale

Un’altra, seppur ovvia conseguenza, è il sovraffollamento dei luoghi che diventano invivibili, sia dal punto di vista paesaggistico, ma anche dal punto di vista delle infrastrutture.

Al residente viene tolta l’intimità di casa, il silenzio e l’accessibilità ai servizi, per i quali devono competere con i visitatori. Sebbene il turismo incentivi l’investimento positivo nei trasporti e nei servizi, poi questi stessi non sono in grado di sopperire al numero di utilizzatori. 

“Il settore delle infrastrutture viene impattato positivamente, perché si deve necessariamente ammodernare per accogliere molti turisti. L’enorme affluenza di questi, però, rende un sevizio come la metropolitana veramente inaccessibile in alcune fasce orarie”.

Edoardo G., Roma

Lavoro di bassa qualità e precariato

La stagionalità dei flussi turistici genera uno squilibrio nel settore dell’accoglienza, che si lega fermamente a una situazione di precariato. Ad esempio, in alcune zone della riviera Romagnola è difficile ottenere affitti lunghi, così come a San Remo durante il periodo del festival. 

Lo svuotamento delle città costiere più attrattive a favore degli affitti brevi si riscontra soprattutto in estate.

In questo contesto, fioccano contratti stagionali a basse tutele, a volte anche a nero, un lavoro di bassa qualità, precario, sottopagato e soggetto a sfruttamento. 

Se l’economia locale si focalizza sul turismo, è soggetta alle fluttuazioni di esso. Nel periodo del Covid, per esempio, chi vi aveva basato le proprie entrate ha vissuto una crisi profonda, e così è stata messa in luce la fragilità di questi investimenti e quanto invece sarebbe più sano concentrarsi anche su altri settori produttivi, anche per garantire più stabilità lavorativa

Turismo di bassa qualità, razzismo e reazioni avverse dei residenti

Le ingenti masse di visitatori corrispondono spesso anche a turismo di bassa qualità, con poco o nessun interesse e rispetto per le vite di chi abita le mete, o per le mete stesse.

I manifestanti di Barcellona l’hanno gridato, che non vogliono più essere il parco giochi di chi dà libero sfogo all’inciviltà giustificandosi con la movida scatenata.

Anche il razzismo gioca una parte importante nelle pretese dei turisti maleducati, che si aspettano di essere serviti e riveriti, e hanno atteggiamenti di superiorità nei confronti dei lavoratori con cui interagiscono, come se tutto gli fosse dovuto in una sorta di pacchetto vacanze.

L’atteggiamento di rifiuto da parte dei “locals” va oltre alla frustrazione economica e si motiva anche con la stanchezza rispetto a certi atteggiamenti. 

Se pensiamo poi a città o interi paesi posti al centro del bersaglio del turismo sessuale, il cerchio si allarga e la qualità dei visitatori precipita vertiginosamente. 

Oltre all’inciviltà individuale, è sicuramente responsabilità delle autorità locali non promuovere un turismo scadente e degradante per la cultura e la storia di un luogo.

Impatti ambientali

L’eccessiva pressione sulle risorse naturali può metterle in pericolo se manca una gestione sostenibile. Anche il turismo “fast” e consumistico incide sull’ambiente per via delle emissioni e dell’inquinamento, anche acustico se consideriamo i trasporti. 

Se una località non può sostenere un ingente consumo di acqua, elettricità, carburanti o non è in grado di smaltire il consequenziale aumento di rifiuti dato dall’aumento di persone, il rischio di rimanerne sopraffatti è reale. 

Inoltre, se esistono forme virtuose e valorizzanti del turismo naturalistico, come il sea-watching, il bird-watching, e l’ecoturismo, le loro controparti sono piuttosto una minaccia ambientale. In Italia si pensi al turismo marino e alpino, che se non regolamentati con le giuste limitazioni mettono a repentaglio interi ecosistemi e provocano la scomparsa della biodiversità, sia tramite effetti diretti (ad esempio: alterazione del territorio, modifiche al regime idrico, stress ambientale causato dall’innevamento artificiale delle piste da sci, etc) che indiretti (erosione del suolo, inquinamento atmosferico e idrico, aumento dei rifiuti etc). 

4- Soluzioni:

Secondo le Nazioni Unite, in sostanza, il problema riguarda la mancanza di una gestione efficace e uno sviluppo turistico incontrollato. Con l’aumento costante dei flussi turistici, diventa fondamentale sviluppare il settore in modo sostenibile, sia per i visitatori sia per le comunità locali. È questo il cuore della questione nota come “overtourism”. Un concetto centrale in questo ambito è la capacità di carico turistica, ovvero il numero massimo di visitatori che una destinazione può accogliere contemporaneamente senza comprometterne l’ambiente naturale, l’equilibrio socioeconomico o la soddisfazione dei turisti. Gestire questa soglia è una delle principali sfide per chi si occupa di pianificazione e sviluppo del turismo oggi.

Aggiungerei che le misure di contingentamento dei visitatori andrebbero accompagnate da un’adeguata sensibilizzazione e spiegazione del perché esiste un’esclusività di accesso. Non funziona imporre nuove tasse o alzare quelle esistenti se poi i numeri reali di visitatori non muta in maniera rilevante.

Il turismo rappresenta una risorsa per le comunità, che devono poter beneficiare equamente delle sue ricadute positive. Perché ciò avvenga, è necessario rafforzare il legame tra il settore turistico e il territorio ospitante. Questo può avvenire attraverso un coinvolgimento attivo della popolazione locale, una gestione efficace dei flussi, la riduzione della stagionalità, una pianificazione rispettosa dei limiti ambientali e delle caratteristiche del luogo, e la diversificazione dell’offerta turistica

Aggiungerei, inoltre, che i governi locali dovrebbero attuare politiche di contenimento del costo della vita, che non deve adeguarsi solo al prezzo di mercato, sfociando in gentrificazione di intere città e regioni a favore dei turisti più abbienti, ma curarsi della qualità di vita degli autoctoni. Non è sostenibile vivere dove il costo aumenta con il solo scopo del profitto mentre le possibilità di chi, in un luogo c’è nato, diminuiscono.

Promuovere un turismo consapevole, sostenibile, lento e partecipativo non è solo una responsabilità comune, è un gesto d’amore per le persone e il territorio.

Giovanna Borrelli

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