Zeno Franchini si dedica a progetti che hanno un impatto significativo sulle comunità emarginate e sui territori trascurati. In questa intervista, ci racconta del suo lavoro, delle sfide del suo territorio e delle sue visioni per il futuro dell’innovazione sociale.
Ciao Zeno, ci racconti in breve chi sei, di cosa ti occupi, del tuo lavoro e dei tuoi progetti?
Sono Zeno Franchini, un Social Designer con sede a Palermo. Dopo aver conseguito un Master in Social Design presso la Design Academy Eindhoven, ho co-fondato Marginal Studio con la designer Francesca Gattello nel 2014. Il nostro studio produce prototipi, installazioni, scritti e film che affrontano il cambiamento climatico, la decolonizzazione e il cambiamento politico, con un focus sulle comunità emarginate, gli ambienti trascurati e i territori periferici. Attualmente, sono il Head Mentor del dieDAS Fellowship Program, co-curatore del Festival Diffuso di Architettura in Sicilia, e co-fondatore di LOTs – Osservatorio Territoriale Libero Sud.
Come mai hai deciso di intraprendere questo percorso? Che cosa ti motiva e ti interessa veramente?
Credo che il futuro del Design sia al servizio delle comunità. La mia professione ha molto da offrire in termini di produzioni sostenibili e giustizia sociale, ma deve essere ripensata, come sto facendo nei vari progetti di cui faccio parte.
Dove vivi e lavori?
Vivo e lavoro a Palermo.
Quali sono le criticità più importanti nel tuo territorio?
Ci sono molte criticità nel contesto siciliano, come povertà, mancanza di infrastrutture e questioni culturali. Tuttavia, queste criticità possono diventare un grande potenziale per sfruttare quella che alcuni vedono come “arretratezza” e invece offre la possibilità di sviluppare alternative innovative.
Nel tuo territorio cosa dovrebbe portare l’innovazione sociale per generare un vero cambiamento?
L’innovazione sociale dovrebbe coinvolgere gli “ultimi” nei processi di progettazione per avere un impatto sulle realtà dimenticate dalle istituzioni e dalla cultura dominante, creando processi, anche economici, di riscatto sociale.
Quale contributo porti alla nostra comunità?
Porto processi partecipativi con le comunità, lavoro con comunità marginalizzate, e un focus sulla materialità e sul design fisico.
Cosa vedi nel futuro dell’innovazione sociale?
Vedo processi di produzione sociale e ridistribuzione della ricchezza, rigenerazione delle risorse e una maggiore attenzione alla sostenibilità e alla giustizia sociale.
Che consigli daresti a una persona che vuole intraprendere una strada simile alla tua?
Consiglierei di trovare un gruppo di persone con cui lavorare e costruire una rete di supporto e aiuto.
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