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La COP16 bis di Roma si è conclusa con un forte impegno per la biodiversità, nonostante l’indifferenza politica e mediatica in Italia. Tra le principali decisioni:

– Confermato l’obiettivo di mobilitare 200 miliardi di dollari all’anno per la biodiversità entro il 2030 e ridurre di 500 miliardi di dollari i sussidi dannosi per essa.

– Approvato un pacchetto di indicatori per misurare i progressi e i 23 obiettivi del Quadro Globale per la Biodiversità.

– Lanciato il “fondo Cali”, metà del quale sarà destinato a comunità locali e popolazioni indigene.

Il tema cruciale è stato la finanza e come mobilitare i finanziamenti necessari per il ripristino e protezione della natura. Per affrontare questa sfida, è stata decisa la creazione di una struttura permanente per il meccanismo finanziario provvisoriamente all’interno del GEF (Global Environment Facility) ma sotto il diretto controllo della COP. I Paesi sviluppati dovranno stanziare almeno 20 miliardi di dollari all’anno, con l’obiettivo di arrivare a 30 miliardi entro il 2030, a favore dei Paesi in via di sviluppo. La discussione si è concentrata principalmente tra Paesi del Nord e del Sud, con questi ultimi che chiedevano maggiore accessibilità alle risorse, poiché l’urgenza climatica è sempre più critica.

Un altro tema importante è stato il monitoraggio e la valutazione dei 23 obiettivi del Global Biodiversity Framework che grazie alla sua approvazione permetterà di valutare successi e progressi.

Il “Fondo Cali” avrà l’obiettivo di garantire risorse provenienti dalle informazioni genetiche della biodiversità, destinando metà a popolazioni indigene e comunità locali, sancendo una grande vittoria per la giustizia climatica.

Nonostante le difficoltà politiche, la COP ha voluto inviare un messaggio di speranza: il multilateralismo funziona e può ancora portare a accordi comuni. La COP17 si terrà in Armenia nel 2026.

A cura di Lorena Piccinini

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