Quanto ci costa davvero la spesa militare?
solar sostenibilità tecnologia
Più soldi per le armi, meno per scuola e sanità: chi ci guadagna e chi ci perde?

In questi giorni chi purtroppo sta al governo dell’Europa e dell’Italia ha parlato troppo – e con tante balle – del fantomatico bisogno di aumentare la spesa del riarmo.
Di chi è in realtà questo bisogno? Chi ci guadagna? Chi ci perde? Quanto e cosa perdiamo?
La spesa militare in Italia: nel 2025 raggiungerà i 32 miliardi di euro (+12,4% rispetto al 2024), con 13 miliardi per nuovi armamenti (+77% in cinque anni). Si tagliano fondi a scuola, sanità e welfare per finanziare la difesa. È ovvio, inoltre, che non abbiamo bisogno di armi per arginare i fiumi che esondano, o per fermare la siccità in Sicilia. Ma facciamo qualche esempio concreto, di quelli che ci toccano tutti i giorni:
Con solo 9 di quei 13 miliardi in più si poteva – si doveva – riconvertire l’ILVA di Taranto, salvando vite e aumentando i posti di lavoro.
Un F-35 costa 80 milioni di euro, una sola ora di volo costa più di 40 mila euro, ovvero più dello stipendio lordo annuale di un’insegnante (30 mila euro). Davvero abbiamo bisogno di questo? Ancora, chi ne ha bisogno?
Il gruppo Leonardo, che dedica gran parte del suo business alla produzione e vendita dei sistemi d’arma, ha visto crescere nel 2023 i suoi ricavi dal 3,9% al 15,3%. Ecco chi ne ha bisogno, non certo gli studenti, che vengono accalcati in classi pollaio, non certo le tante insegnanti che da anni vivono nel precariato e con stipendi da vergogna rispetto alla media europea.
Il costo complessivo annuale di un solo F35 (stimabile in 135 milioni di euro) è pari alla spesa necessaria per:
– la retribuzione di 5400 ricercatori per un anno;
– la messa in sicurezza di 135 scuole (rispetto norme antincendio, antisismiche, idoneità statica);
– l’acquisto di 21 treni per pendolari con 12.600 posti a sedere;
– la garanzia di 33.750 borse di studio di 4000 euro per gli studenti universitari;
– la partecipazione di 20.500 ragazzi al Servizio Civile Nazionale;
– la costruzione di 405 nuovi asili capaci di accogliere 12,150 bambini e creare 3645 nuovi posti di lavoro;
– l’accoglienza dignitosa di 10.567 richiedenti asilo per un anno;
– Migliaia e migliaia di microimprese e progetti sociali.
Ci sembra poco?
Altro esempio: sapevate che in Italia abbiamo 716 aeromobili militari ma solo 15 canadair per spegnere gli incendi? Eppure, il nostro Paese è un grave hotspot per il rischio incendi. Chi ha deciso questa spesa? Chi guadagna dal suo incremento?
Cosa possiamo fare? Tantissimo! Come? Come possiamo difendere il presente e il futuro?
Sognando. Sognando a occhi aperti e raccontando a quanta più gente possibile i nostri sogni più belli. Riprendendoci in mano il potere di dire cosa vogliamo e perché. Sono tantissime le associazioni, le micro-imprese, le cooperative e anche le singole persone che ogni giorno sognano e si impegnano per far nascere e crescere il sogno di un mondo senza ingiustizie socio-ambientali. Un mondo in cui la guerra non ha senso di esistere, perché si condivide, perché nessuno accumula a discapito degli altri e del resto della Natura.
A cura di Valentina Pescetti
Compila il form
Entra in contatto con il team di Apical!