Dietro ogni progetto ben fatto, c’è ascolto, visione e la capacità di mettere insieme risorse, persone e territori. Diego Compagnoni lavora esattamente in questo spazio: quello in cui le buone idee incontrano le condizioni per diventare realtà. Progettista e consulente, accompagna associazioni, imprese, enti pubblici e privati nella costruzione di percorsi solidi, sostenibili, capaci di generare impatto culturale e sociale.
In questa intervista ci parla del suo approccio, del legame profondo con il Friuli-Venezia Giulia, delle sfide aperte nel mondo della cultura e del terzo settore, e di cosa può fare davvero l’innovazione sociale quando incontra visioni condivise e reti attive. Una chiacchierata che è anche un invito a non smettere di credere nei progetti – e nelle persone – che provano a cambiare le cose, ogni giorno.
Ciao Diego, ci racconti in breve chi sei, di cosa ti occupi, del tuo lavoro e dei tuoi progetti?
Sono un progettista, con focus soprattutto sul settore culturale, e un consulente. Il mio compito è trovare risorse economiche (e non solo) per dare linfa a idee, progetti profit e non profit che hanno già una struttura o che richiedono di essere strutturati. Amo la storia, la promozione culturale e turistica e non è un caso quindi che molti dei progetti che seguo col mio studio di consulenza abbiano a che vedere con questo mio background. Aiuto associazioni, ETS, imprese etc a reperire finanziamenti e a costruire meglio i loro progetti. Mi piace creare connessioni tra temi e persone, andare all’origine delle cose e, oltre ai progetti che seguo professionalmente, anche i miei progetti personali vanno quindi in questa direzione.
Come mai hai deciso di intraprendere questo percorso? Che cosa ti motiva e ti interessa veramente?
Ho iniziato a occuparmi di bandi e finanziamenti pubblici e privati nel mondo del volontariato. In particolare sin da quando avevo 19 anni ho cominciato ad occuparmi di scrittura di progetti nell’ambito di alcune associazioni. Così è nato questo interesse e si è sviluppata nel tempo questa capacità. Sono stati a dire il vero gli altri a suggerirmi di portare questa abilità e interesse nell’ambito professionale, ed è così che ho avviato la mia attività di consulenza e progettazione per bandi e finanziamenti. Mi occupo molto di terzo settore (in quest’ambito svolgo anche altre attività di consulenza) e dell’ambito culturale ma anche di imprese ed altri enti. Credo che ognuno di noi, persona fisica o ente, associazione debba avere l’opportunità di accedere a contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati per sviluppare idee valide profit e non profit che aiutino non solo se stessi ma la comunità intera (nazionale o locale che sia). In una certa misura, molti soggetti non accedono alle risorse o perché non sanno di potervi accedere o perché non sono in grado di farlo autonomamente. Il mio obiettivo è fornire questo servizio e accompagnare i progetti e i soggetti potenzialmente beneficiari dei contributi nella costruzione dei loro progetti e nella ricerca di fondi. Mi piace condividere idee e valori coi progetti che seguo, perchè questo dà più valore al lavoro che costruiamo assieme. Credo molto nell’idea di fare rete e costruire connessioni e relazioni proficue per tutti. Continuo questa attività professionale anche credendo che ormai, in questo mondo così martoriato e in cui è difficile incidere, si possa comunque farlo, ognuno di noi, anche decidendo cosa fare, per esempio aiutando chi lo merita ad accedere ai fondi pubblici e privati disponibili.
Dove vivi e lavori?
Seguo progettualità estese territorialmente, ma la mia regione, dove sono nato e cresciuto, è il Friuli-Venezia Giulia.
Quali sono le criticità più importanti nel tuo territorio?
Una regione piccola (1 milione 200 mila abitanti) ma certamente ricca dal punto di vista culturale e non solo. Ricca anche, allo stato attuale, di risorse economiche utili, specie per il settore culturale. Chiaramente si tratta di un territorio che per certi aspetti è trattato sia esternamente che internamente, come un territorio di provincia e quindi se fuori non sempre viene considerato con la giusta attenzione, anche qui ci si dà poca importanza a volte e si valorizza poco il patrimonio a disposizione. Sono cresciuto nel territorio di Campoformido (UD) dove per tanti anni mi sono impegnato anche in attività di promozione turistico-culturale del territorio, sempre con fatica, perché purtroppo non è facile e non tutti comprendono l’importanza di valorizzare il territorio e la fortuna che abbiamo, in questa regione, nel poterlo fare con più ampie risorse. La mia famiglia materna è siciliana, quindi anche questa è una Regione cui sono molto legato e che purtroppo risente di problematiche enormi, pur essendo a statuto autonomo e possedendo quindi maggiore capacità di scelta rispetto alla destinazione delle risorse. Anche il FVG è autonomo, ma non sempre sfrutta appieno e nel modo migliore la propria autonomia, ad esempio vi sono grosse criticità nel sistema sanitario regionale, inconcepibili considerando il numero non elevato di abitanti e le risorse disponibili. Il Friuli in particolare, presenta, come la Sicilia e molte altre regioni, un territorio ricco di valore ambientale-paesaggistico, che non sempre però è stato e viene valorizzato. Occorre riprendere in mano il discorso, fermare il consumo di suolo impazzito, riprogrammare lo sviluppo dei centri urbani in direzioni più sane e sagge, con una pianificazione che oggi manca o è carente o va nel verso opposto alla direzione della storia.
Nel tuo territorio cosa dovrebbe portare l’innovazione sociale per generare un vero cambiamento?
C’è bisogno di mettere in moto i giovani e che questi abbiano spazi non secondari nelle cabine di regia dove si decide (o si pensa di decidere) qualcosa sul futuro del territorio. E’ un processo che richiede tempo, formazione, interesse. I giovani sono stati isolati, limitati, alienati. Se oggi non c’è più interesse verso la politica, o come si suol dire “non ci sono più ideali”, io sono profondamente convinto che questo sia il frutto di scelte e percorsi portati avanti negli ultimi decenni. Occorre lavorare sulla ricerca e costruzione di nuovi percorsi, sullo sviluppo di idee e progetti: in poche parole sull’innovazione sociale o comunque la si voglia chiamare. Il territorio del FVG risente molto di alcune tendenze in corso, cui occorre prestare attenzione: secondo un recente studio, il 35 % dei giovani corregionali manifesta la volontà di espatriare mentre tra il 2011 e il 2023 sono 30.000 i giovani (18-34 anni) che sono andati all’estero, di cui molti negli ultimi anni. Questo risponde certamente a un cambiamento culturale, alla cultura contemporanea che è fatta meno di stabilità territoriale e più di movimento. Certamente anche dalla ricerca di opportunità di studio e lavoro che qui mancano. Ma questi ragazzi torneranno? O al posto loro chi creerà valore nel lavoro, nella cultura, nella società? Ed è quindi su questo che occorre puntare, bisogna che una Regione come questa sia in grado di attrarre per le opportunità offerte ai giovani e di non respingere. Non mi dilungo coi dati che possono essere facilmente reperiti, ad esempio sul numero di startup innovative. Ma certo occorrerebbe lavorare in questa direzione, dovrebbe farlo la politica, ma anche compito dei professionisti della cultura e non solo promuovere opportunità e crescita, utilizzare lo strumento culturale per gettare semi e discutere argomenti che altrimenti non sono al centro del dibattito o lo sono solo nei circoli riservati delle elites, producendo un cambiamento. Un evento culturale, un festival, per esempio, non portano a nulla sinché sono la ripetizione di se stessi negli anni, ma possono generare cambiamento se toccano i tasti giusti, se osano, se fanno da incubatori per la società del futuro, occupando spazi vuoti e inesplorati.
Quale contributo porti alla nostra comunità? (Apical/Solar)
Condividere la mia capacità di progettazione con altri progettisti o con chi si possono condividere idee, progettualità, obiettivi.
Cosa vedi nel futuro dell’innovazione sociale?
Vedo la possibilità di cambiare, di migliorare, di fare un passo in avanti. Attraverso forme nuove e magari anche inaspettate, non so cosa aspettarmi perché credo che, oltre alle forme tradizionali, ci sarà qualcosa di nuovo nel medio termine.
Che consigli daresti a una persona che vuole intraprendere una strada simile alla tua?
Cercare di credere in quello che fai. Cercare di organizzarti bene. Ma soprattutto cercare di far capire agli altri il valore del tuo lavoro e della tua professionalità. Una consulenza può durare 15 minuti, un progetto potresti essere in grado di scriverlo spesso in tempi veloci, ma questo non deve dare la sensazione che, siccome veloce, sia banale, facile, alla portata di tutti. Perché se lo fosse non esisterebbero figure come le nostre, così come non esisterebbero in nessun altro settore figure specializzate. Se ci metti un quarto d’ora o pochi giorni, non è facile: sono gli anni, i decenni di esperienza pregressa e soprattutto le giornate intere di formazione e aggiornamento continuo che servono per lavorare in questo ambito. Dev’essere questo bagaglio, e non solo i 10 minuti, che mettiamo a disposizione. Occorre costruire assieme le cose, i progetti, sia che abbiano finalità di profitto sia che non ne abbiano: da soli è impossibile concentrare su di sè tutte le competenze e le risorse utili.
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