Isotta è un’educatrice sociale che ha fatto della contaminazione tra discipline la propria cifra distintiva. Lavorando con persone con disabilità, costruisce percorsi personalizzati che mettono al centro l’autodeterminazione e la dignità. A Firenze, intreccia l’attivismo locale con la creatività, l’esperienza educativa e la cura del corpo, per rigenerare le relazioni e dare nuova vita al territorio. La sua visione è chiara: l’innovazione sociale nasce dal basso, si nutre di comunità e cresce senza competizione.
Ciao Isotta, ci racconti in breve chi sei, di cosa ti occupi, del tuo lavoro e dei tuoi progetti?
Sono un’educatrice sociale che ha lavorato in vari ambiti, ma attualmente è focalizzata sulla creazione di percorsi personalizzati per persone con disabilità. Cerco di intersecare creativamente nel mio lavoro discipline e passioni che porto avanti fuori dal lavoro, come la danza e lavoro sul corpo, attivismo territoriale, attività manuali.
Come mai hai deciso di intraprendere questo percorso? Che cosa ti motiva e ti interessa veramente?
Credo fortemente che per incidere in maniera innovativa e rigenerativa sulla realtà bisogna partire dalle risorse del territorio e per farlo bisogna dare dignità e potere a tuttə. Questo può avvenire solo riconoscendo il diritto all’autodeterminazione di tutte le fasce della popolazione. Ritengo che, ad oggi, le persone con disabilità non abbiamo ancora pienamente questa opportunità e per questo penso che sia importante creare reti per collaborare e scambiare conoscenze e supportarsi al fine di dare forza alle trasformazioni.
Dove vivi e lavori?
Firenze.
Quali sono le criticità più importanti nel tuo territorio? (la regione in cui vivi)
Gentrificazione e mercificazione degli spazi pubblici, assenza di servizi e vivibilità per la cittadinanza residente e diminuzione del senso di comunità.
Nel tuo territorio cosa dovrebbe portare l’innovazione sociale per generare un vero cambiamento?
Pratiche di cittadinanza attivi che riportino vigore nel rivendicare cura e appropriazione del proprio territorio e comunità, priorità alla sostenibilità ambientale.
Quale contributo porti alla nostra comunità? (Apical/Solar)
Portare il mio progetto e collaborare per concretizzarlo e mantenerlo, poter contribuire o realizzare con le mie competenze, come l’esperienza educativa, la creatività, la curiosità, la conoscenza del mio territorio, nuove idee progettuali.
Cosa vedi nel futuro dell’innovazione sociale?
Multidisciplinarietà, lotta, assenza di competizione.
Che consigli daresti a una persona che vuole intraprendere una strada simile alla tua?
Diversificare la propria formazione, iniziare anche quando non si sente di avere tutti gli strumenti per farlo, pazienza.
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