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Il Pilot Program di Apical nasce per aiutare progettisti, attivisti e innovatori sociali a dare forma e direzione alle proprie idee. Abbiamo parlato con Anna Rastello, presidente dell’associazione la locanda delle idee, che ha partecipato al Pilot Program 14 con un progetto dedicato al supporto delle persone con disabilità, fragilità o anziane, per aiutarle a vivere in modo più autonomo.
Anna ci ha raccontato come il percorso le abbia permesso di affinare e focalizzare il progetto, grazie al confronto con altri partecipanti e agli incontri guidati dal team Apical, un dialogo ricco di spunti, feedback utili e riflessioni sincere su come migliorare ancora.

Ciao Anna, ci racconti in breve chi sei, di cosa ti occupi e il tuo progetto?

Mi chiamo Anna Rastello e rappresento l’associazione la locanda delle idee di cui sono presidente. Il progetto, chiamato AventaFé, che abbiamo portato all’interno del Pilot Program nasce proprio da questa realtà associativa e ha un obiettivo molto chiaro: offrire supporti concreti a persone con disabilità, fragilità o semplicemente in età avanzata, per aiutarle a condurre una vita il più possibile autonoma. Vogliamo essere un punto di riferimento per chi ha bisogno di un aiuto pratico per mantenere o riconquistare la propria indipendenza quotidiana.

Come sta andando il tuo progetto? Stai facendo progressi? Hai cambiato qualche idea rispetto all’inizio?

Il progetto sta evolvendo in modo molto positivo. All’inizio avevamo un’idea piuttosto ampia e ambiziosa, che includeva molti più servizi rispetto a quelli che abbiamo poi deciso di attivare in questa prima fase. Grazie agli incontri del Pilot Program, siamo riusciti a semplificare e focalizzare il nostro percorso: abbiamo capito quanto sia importante procedere per gradi, facendo un passo alla volta. Questo ci ha permesso di individuare con maggiore chiarezza quali fossero le priorità su cui concentrarci ora, lasciando gli altri sviluppi per fasi successive. È stato un passaggio davvero utile per dare concretezza e direzione al progetto.

Un aspetto particolarmente interessante è stato il rapporto che ci ha proposto e il lavoro che ci ha fatto fare in passato. Un’esperienza che meriterebbe sicuramente di essere ripetuta, magari applicandola a uno o due nuovi progetti. Il confronto che ne nasce è sempre stimolante e arricchente: ci aiuta a vedere le cose da prospettive diverse e a crescere, sia individualmente che come gruppo.

Come valuteresti la tua esperienza complessiva all’interno del Pilot?

Per ora è assolutamente positiva. Siamo ancora all’inizio, abbiamo svolto cinque incontri, ma già si percepisce il valore del percorso. Molto interessante anche il confronto con gli altri progetti: nessuno è identico al mio, né per struttura né per obiettivi, ma questo non è affatto un limite. Anzi, ogni incontro porta spunti utili per tutti. C’è stato un momento di lavoro condiviso che abbiamo già sperimentato una volta, e sarebbe davvero utile ripeterlo con uno o due progetti diversi. Il confronto che ne nasce è sempre stimolante e arricchente: ci aiuta a vedere le cose da prospettive diverse e a crescere, sia individualmente che come gruppo.

Partecipare al Pilot vi ha aiutato in qualche modo a raggiungere i vostri obiettivi o a fare progressi?

Al momento, siamo ancora nella fase di definizione dell’idea, quindi gli obiettivi veri e propri sono ancora un po’ lontani. Però, come dicevo, il percorso è utile passo dopo passo. È interessante anche osservare cosa succede agli altri partecipanti: c’è chi è partito con un’idea molto confusa e, grazie agli incontri, è già riuscito ad affinare in modo significativo la propria proposta. Questo dimostra quanto il confronto e la riflessione collettiva possano fare la differenza.

Cosa ti è piaciuto di più del Pilot fino a questo momento?

Se dovessi scegliere una cosa in particolare, direi il confronto diretto con altri due progetti, che abbiamo avuto modo di fare una volta — e che, come ci ha anticipato Nicola, rifaremo presto. È una dinamica molto diversa rispetto all’ascolto dei suggerimenti (pur sempre preziosi) che arrivano da lui: il confronto tra pari porta a riflessioni più vive e pratiche. Con gli altri due partecipanti — due giovani con cui mi sono trovata molto bene — siamo rimasti a parlare per più di due ore. È stato un momento intenso e davvero utile: ci ha permesso di mettere a fuoco alcuni aspetti del progetto, capire cosa poteva essere limato o rafforzato. Insomma, un’esperienza davvero costruttiva.

Cosa ti ha spinto a partecipare al programma?

Ho iniziato a seguire Apical già nel 2020-2021, durante il periodo in cui eravamo costretti a restare in casa. Mi aveva colpito subito il lavoro che stavate facendo, tanto che avevo preso il Passport almeno un anno prima di partecipare al Pilot Program. Però, fino a circa un anno fa, non sentivamo davvero il bisogno di un supporto esterno: come associazione, riuscivamo a portare avanti i nostri progetti con continuità. Poi è nata un’idea nuova, su cui stiamo lavorando ormai da diversi mesi, e lì è emersa la necessità di un impulso in più. Ci serviva quella spinta che finora era mancata, qualcosa che ci aiutasse a far decollare davvero il progetto.

C’era un po’ quella che si definisce la ‘sindrome dell’impostore’: il dubbio che forse fosse un’idea inutile, o che non fossimo in grado di realizzarla davvero. Alla fine abbiamo deciso di buttarci e partecipare al Pilot. Parlo al plurale perché durante la settimana lavoro insieme ad altri due o tre soci: ci confrontiamo, ci dividiamo i compiti, seguiamo insieme il percorso. E affidarsi a uno sguardo esterno, come quello che ci offre questo programma, si è rivelato davvero utile. Ci sta aiutando ad affinare l’idea, a darle finalmente una forma più concreta.”

Se anche tu hai un progetto che vuoi far crescere e trasformare in realtà, non perdere l’occasione: iscriviti al prossimo Pilot Program e inizia il tuo percorso con noi! Scopri di più e candidati oggi stesso!

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