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Vi siete mai chiesti cosa sia esattamente un cammino e cosa lo distingua dal trekking o dalle escursioni più in generale? 

Con cammino si intende un percorso pedonale – che può essere percorso anche con altri mezzi non motorizzati – che sia prevalentemente non asfaltato e che si articola tendenzialmente su più giorni. Ma oltre all’aspetto “tecnico” quello che distingue i cammini è che questi hanno solitamente un tema significativo al quale sono intitolati che può essere spirituale, artistico, letterario, naturalistico, religioso e molto altro. 

Con questa breve spiegazione vogliamo introdurre il progetto di Nicola – partecipante del Pilot 8 – che insieme agli altri 6 co-fondatori ha ideato e creato il Cammino di San Francesco Caracciolo,  progetto dedicato, appunto, a San Francesco Caracciolo, patrono dei Cuochi. 

Ciao Nicola, piacere di averti con noi. Ti va di raccontarci come è nato questo progetto così particolare?

Certo, l’idea nasce parecchi anni fa, nel 2008, ma inizia a prendere forma concretamente solo nel 2019. Se dovessi descriverlo brevemente vi direi che il nostro obiettivo è stato fin dall’inizio quello di rievocare attraverso l’esperienza concreta del cammino quello che fu l’ultimo viaggio di San Francesco Caracciolo, il patrono dei cuochi d’Italia, da Loreto nelle Marche a Napoli, dall’Adriatico al Tirreno attraversando l’appennino centrale e “inseguendo” sapori, profumi, prodotti della cucina popolare, monastica, aristocratica di quattro regioni ricche di storia, tradizioni, arte, cultura, natura. Attualmente abbiamo realizzato e reso fruibile un tratto di 90 km da Fara San Martino (Abruzzo) ad Agnone (Molise). A breve sarà pronto anche un tratto di 60 km nell’alto Casertano.

Poco fa parlando del tuo progetto, l’ho definito “particolare”, ma forse è anche qualcosa di più, cosa credi che renda il vostro cammino unico? 

Il progetto è unico perché uno solo è il patrono dei cuochi! Questo rende particolarmente forte, autentico e credibile il focus sull’enogastronomia e sulla filiera agroalimentare, grazie anche alla collaborazione con la Federazione Italiana Cuochi e gli Istituti Alberghieri che si trovano lungo il percorso.

Immagino che costruire un progetto di questo calibro non sia stato semplicissimo, hai voglia di raccontarci quali sono state le difficoltà maggiori che avete incontrato durante il percorso? 

Devo dire che fin dall’inizio abbiamo sognato in grande, pertanto i problemi reali sono stati a dimensione dei sogni! La prima difficoltà è stata costruire concretamente il primo tratto dei 90km in pieno lockdown, quando non si poteva uscire di casa e noi avremmo dovuto andare in perlustrazione in ben due regioni (Abruzzo e Molise)! Abbiamo deciso di dedicarci nel frattempo ad altri aspetti della costruzione del cammino ma sempre dovendo fare i conti con situazioni imprevedibili e mutevoli, motivazioni altalenanti, che hanno reso difficile mantenere una direzione costante e ci hanno portato ad agire in maniera a volte disordinata e inefficace. Anche la modesta disponibilità di risorse economiche ha influenzato fortemente la possibilità di procedere in maniera regolare e serena, pianificando bene le azioni e le posizioni delle persone coinvolte. Oggi possiamo dire che abbiamo molto più chiara la grande complessità del progetto, l’estrema varietà di competenze che esso richiede, le priorità; tutto questo ci ha fatto maturare e ci aiuta a prendere decisioni strategiche più consapevoli e solide, a interloquire con i soggetti più utili in una certa fase.

E il Pilot Program vi sta aiutando in questo percorso? Come siete entrati in contatto con Apical? 

Apical mi è stata segnalata da un’amica e mi è sembrata una risposta adeguata a quello che stavo cercando cioè costruire, mettere a terra e comunicare commercialmente il prodotto/esperienza.

All’interno poi ho trovato anche qualcosa di più, ovvero una vera e propria community. Tra i progetti che stanno partecipando con me a questa edizione c’è una comune visione di “sogno” e voglia di realizzazione di questo sogno da condividere con i “clienti”. I partecipanti si trovano in fasi di avanzamento progettuale diverse e hanno competenze più spinte chi in un campo chi in un altro e tutti stiamo probabilmente cercando di integrare quello che ci manca.

E’ sempre bello per noi vedere che c’è stima reciproca, rispetto e voglia di collaborare tra i vari progetti del Pilot! Per quanto riguarda invece l’impatto, so che anche per voi è un tema molto importante, ci racconti qualcosa?

Certo! Per noi l’ambiente e la comunità locale sono la priorità. Con questo progetto ci proponiamo di creare e alimentare una straordinaria rete virtuosa di relazioni che vede coinvolti l’Ordine dei padri caracciolini (fondato da San Francesco Caracciolo) e le comunità ad esso associate in Italia e nel mondo, la federazione italiana cuochi, gli istituti alberghieri (in primis quelli che insistono sull’itinerario), le comunità territoriali attraversate (culturali, produttive, sociali, ecc), le communities di camminatori/ciclisti oltre che quelle delle persone che in tutto il mondo portano il cognome “caracciolo”, cosi da contribuire alla crescita culturale, sociale ed economica delle aree interne dell’appennino centrale, che notoriamente stanno subendo gli effetti dello spopolamento. Siamo consapevoli di avere una grande ambizione e questo ci stimola!