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Con anni di esperienza come Music Manager Strategist e mentore per artist* emergenti, Valentina Zanelli ci racconta del suo percorso, dei suoi progetti e della visione che guida il suo lavoro. 

Ciao Valentina ci racconti in breve chi sei, di cosa ti occupi, del tuo lavoro e dei tuoi progetti?

Sono una manager al servizio delle arti, fondatrice dell’app “The Music Manager” e dal 2015 lavoro come Music Manager Strategist, aiutando artist* emergenti a navigare il complesso mondo dell’industria musicale. Ho avuto l’opportunità di specializzarmi in strategie di sviluppo in Canada, collaborando con festival di musica alternativa e organizzazioni culturali di rilievo. Il mio ruolo di International Relationship Advisor mi permette di favorire la crescita di connessioni tra artist* e professionist* dell’industria culturale globale. Dal 2020, sono tornata in Italia, dove lavoro come consulente per le imprese culturali, con l’obiettivo di promuovere l’innovazione sociale attraverso le arti performative. Uno dei progetti a cui tengo di più per il 2024 è T!LT PRO, che si propone di creare nuovi spazi e opportunità per gli/le artisti/e.

Come mai hai deciso di intraprendere questo percorso? Che cosa ti motiva e ti interessa veramente?

Credo fortemente nel potere della rete, del mutualismo e della condivisione di pensieri e risorse all’interno delle imprese culturali del terzo settore. Ho scelto questo percorso per poter entrare in una rete ancora più ampia di professionist* e contribuire in modo più efficace al cambiamento positivo. Per me, fare parte di un sistema collaborativo è fondamentale per generare impatti duraturi e significativi.

Dove vivi e lavori?

A Torino

Quali sono le criticità più importanti nel tuo territorio? (la regione in cui vivi)

Nel mio territorio, la criticità maggiore è la frammentazione degli operatori culturali. Spesso prevale l’individualismo, che rende difficile la creazione di un’offerta culturale davvero accessibile e democratica. Credo che sia necessario lavorare di più sulla coesione e sull’apertura dell’offerta culturale a tutti, indipendentemente dal contesto socio-economico.

Nel tuo territorio cosa dovrebbe portare l’innovazione sociale per generare un vero cambiamento?

Nel mio territorio, la criticità maggiore è la frammentazione degli/delle operator* cultural*. Spesso prevale l’individualismo, che rende difficile la creazione di un’offerta culturale davvero accessibile e democratica. Credo che sia necessario lavorare di più sulla coesione e sull’apertura dell’offerta culturale a tutt*, indipendentemente dal contesto socio-economico.

Quale contributo porti alla nostra comunità? (Apical/Solar)

Sono felice di mettere a disposizione le mie capacità di scrittura e progettazione, la mia rete internazionale di contatti e i miei progetti attivi. Credo che la collaborazione e la condivisione di risorse siano essenziali per creare innovazione e generare un impatto positivo.

Cosa vedi nel futuro dell’innovazione sociale?

Nel futuro dell’innovazione sociale vedo una maggiore collaborazione tra i diversi settori, un incremento dell’attivismo giovanile e del coinvolgimento della terza età. Ma soprattutto vedo una forte focalizzazione sull’impatto sistemico piuttosto che su singoli progetti isolati. Questo è il tipo di cambiamento che può davvero fare la differenza.

Che consigli daresti a una persona che vuole intraprendere una strada simile alla tua?

Il mio consiglio è di tenere sempre occhi, orecchie e cuore aperto. Solo così è possibile cogliere le opportunità, apprendere continuamente e contribuire in modo autentico e significativo.

Questa storia ci ricorda come il potere delle connessioni e dell’innovazione sociale possano essere un motore di cambiamento positivo. È un invito a guardare oltre i confini del presente e a impegnarci nella costruzione di un futuro più inclusivo e accessibile per tutt*.

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