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Federica Di Bianco è una progettista culturale con una vasta esperienza nella valorizzazione del patrimonio culturale, sia materiale che immateriale. Con una formazione umanistica, Federica ha ideato e coordinato progetti innovativi con un’anima digitale, lavorando in contesti educativi, culturali e artistici. Vive e lavora a Palermo, ma collabora anche con enti di altre regioni d’Italia. In questa intervista, ci racconta delle sue motivazioni, delle criticità del suo territorio e delle sue visioni per il futuro dell’innovazione sociale.


Ci racconti in breve di cosa ti occupi, del tuo lavoro e dei tuoi progetti?

Sono una progettista culturale, esperta in valorizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale e del territorio. Negli anni mi sono occupata di ideazione e coordinamento di progetti innovativi con una forte anima digitale. Inoltre, gestisco la disseminazione e comunicazione dei risultati di progetto. La mia formazione umanistica mi ha permesso di esplorare diversi contesti, da quello educativo a quello culturale-artistico. Nel corso della mia attività lavorativa, più volte mi sono ritrovata a essere portatrice di nuove idee, con particolare attenzione all’applicazione di innovazioni digitali in ambito culturale e di valorizzazione territoriale.

Che cosa ti motiva e ti interessa veramente? Come mai hai deciso di intraprendere questo percorso?

Credo fortemente nel lavoro di valorizzazione di un territorio, e questo può avvenire solo con una progettazione e una pianificazione strategica. Per me, progettare significa creare, sostenere e anche generare un cambiamento che apporti un certo valore al territorio.

Quali sono le criticità più importanti nel tuo territorio?

La difficoltà di creare una rete tra enti che si rivolgono verso lo stesso settore. Anche la mancanza di strumenti adeguati, a livello regionale, che permettano agli enti privati e pubblici di approcciarsi in maniera funzionale ai finanziamenti nazionali.

Dove vivi e lavori?

Vivo a Palermo e lavoro principalmente qui, ma collaboro anche con altri enti in diverse regioni d’Italia.

Nel tuo territorio cosa dovrebbe portare l’innovazione sociale per generare un vero cambiamento?

La creazione di una rete tra volontariato, istituzioni, scuole e aziende locali può favorire la valorizzazione, tutela e salvaguardia dei beni comuni. L’innovazione sociale dovrebbe mirare a cogliere il valore sociale delle iniziative, creando un impatto positivo sulle comunità locali e favorendo l’inclusione sociale, stimolando l’economia locale e creando nuove opportunità di lavoro.

Cosa vedi nel futuro dell’innovazione sociale?

Vedo l’uso crescente della tecnologia digitale per affrontare problemi sociali come fondamentale. Questo include l’adozione di strumenti digitali per migliorare l’efficienza e l’accessibilità dei servizi sociali, oltre a progetti trasformativi che cambiano le regole del gioco e creano nuove risorse e tendenze nella società.

Che consigli daresti a una persona che vuole intraprendere una strada simile alla tua?

Consiglierei di buttarsi sempre in nuove avventure, sperimentare e mettersi sempre in gioco, e soprattutto di non etichettare le proprie competenze a seconda del percorso formativo scelto, ma avere una mente e una professionalità trasversale.

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